“Ida Nespeca, a Marco con affetto” – Pozza, fraz. Acquasanta Terme (AP), 10.02.2018.
Con queste poche parole, di un valore immenso, scritte da Ida Nespeca, signora di 93 anni residente nel piccolo paesino montano di Pozza, nel comune di Acquasanta Terme in provincia di Ascoli Piceno, dedico questo mio reportage.
Questi scatti rappresentano la testimonianza di una tradizione secolare, tramanda fino ai giorni nostri per via orale, in due piccolissime frazioni dell’appenino marchigiano, che per loro fortuna non sono state intaccate da qualsiasi effetto perverso della modernità, in cui ancora sopravvive il valore dato al ritmo delle stagioni e allo scorrere lento del tempo, dalle quali dipende unicamente la semina e il raccolto futuro. In questi luoghi ho trovato umanità e solidarietà, valori difficili da scovare nelle città affollate della pianura, oramai dedite soltanto a un interesse meramente individualistico, economico e totalmente disgregate.
Tra le due frazioni vi è un Cimitero Internazionale Partigiano, in cui defunti partigiani italiani, slavi, greci e polacchi hanno dato la loro vita per combattere e vincere il nazi-fascismo a costo della loro stessa vita, l’11 marzo del 1944. Cantare e ballare con gli Zann “Bella Ciao” nel cimitero, mi ha emozionato e devo ammettere che mi sono commosso.
A causa dell’isolamento nel quale sono vissuti gli abitanti di Pozza e Umito, unita all’asperità del territorio e al fatto che fino ai primi del XX secolo, tale territorio era privo di strada rotabile, esso non aveva possibilità di significativi scambi commerciali e culturali, così il loro esterno si configurava con gli abitanti dei centri limitrofi di Montacuto e Acquasanta Terme. Per questo motivo, molti luoghi montani dell’entroterra marchigiano e non solo, per secoli non sono cambiati, facendo giungere usi, costumi, riti e tradizioni di un passato oramai remoto.
Il corteo carnevalesco è formato dalle seguenti maschere:
- il diavolo
- il custode del diavolo e i militari
- la coppia di sposi
- il gruppo di Zann
- in passato in certi anni vi era anche la maschera della morte
Apre il corteo il diavolo, che con la sua supremazia anche fisica prende possesso del luogo; dietro si trova il custode tutore dell’ordine e del diavolo stesso, il quale viene tenuto a bada con una catena in ferro, che sbattendo a terra incute timore e paura. Nella fila successiva vi è un carabiniere, seguito dai suonatori dell’organetto (un trio fantastico ed esuberante: Li Carrajat). Dietro abbiamo gli sposi e infine le singolari maschere colorate degli Zann. Da sempre il corteo carnevalesco negli spazi più ampi dei due paesi è tenuto a bada del capo Zann, il quale con funzione di regista richiama l’attenzione ed impartisce tempo, gesti, verso di marcia e cadenze con l’ausilio di un fischietto, disponendo gli Zann in cerchio. Nel frattempo i menestrelli danno sfogo a tutta la loro maestria e il cerchio formato dagli Zann continua con passo saltellante ora in senso orario, ora in senso antiorario, mentre all’interno del cerchio si trova la coppia di sposi.
Nel frattempo tra i rioni dei due villaggi gli abitanti, per lo più anziani, preparano vassoi colmi di ravioli di castagne, ciambelle, affettati e castagnole, mentre altri offrono il vino ai passanti. Il diavolo, maschera brutta e chiassosa attraverso il suono del campano, ha l’effetto di svegliare la Natura, la quale grazie alle cure e al lavoro del contadino, dovrà dare il meglio ed il massimo sia per quanto riguarda i prodotti agricoli, sia le erbe ed il pascolo per gli animali, sia per gli alberi da frutto che da legno. Il ballo degli sposi al centro del cerchio formato dagli Zann non è causale, ma fa parte del rito propiziatorio di buon augurio sia per la fertilità della donna che per la stalla, questo per avere sia braccia che animali da lavoro e per propiziare l’abbondanza di prodotti agricoli per poter sfamare i componenti della famiglia e della stalla stessa. Da secoli con il carnevale si rinnova l’auspicio di una fertilità sia umana che agraria. La storia singolare di questo carnevale attraversa le insidie della notte dei tempi, affonda le sue radici nel paganesimo. Infatti se dovessi descrivere sinteticamente che cosa è lo Zann, lo descriverei come una: “figura sacerdotale che oggi riempie un corteo di carnevale con colori, portamento, regole, ritmo e danza”. Nell’ambito di un’ideologia magico-religiosa, molti antropologi vedono nel santerello ballato dagli sposi al centro del cerchio formato dagli Zann, l’atto magico della fecondazione, ovvero l’auspicio del risveglio del seme umano e delle gemme delle piante: “tanti figli e pieni i granai”.
Il carnevale di Pozza e Umito è certamente uno dei più antichi ed originali, causa il suo isolamento sia geografico che antropologico. Infatti in passato nessun forestiero si avventurava in questi luoghi, pieni di briganti e dove non vi era nessuna necessità di un reale cambiamento. Nel 1485 Papa Innocenzo VIII vietò ballo e maschere come fece pure Paolo II nel 1476, ribadendo tali divieti. In molte località dello Stato della Chiesa era vietato mascherarsi, con pene severissime sia pecuniarie che corporali, le quali venivano applicate a discrezione del governatore fino ad arrivare alla tortura o addirittura alla morte. Tra le cose più vietate vi era quella di vestirsi con abiti religiosi, in particolare da Cardinale. Dal 1560 i festeggiamenti carnevaleschi terminavano alla mezzanotte di martedì grasso, le campane suonavano a morto annunciando la morte del carnevale, la gente si doveva ritirare nelle proprie case, il giorno dopo era il mercoledì delle ceneri e cominciavano i 40 giorni della Quaresima, quest’ultima caratterizzata dal digiuno. In questo periodo la religione cristiana vietava di ballare, di fidanzarsi, di sposarsi ed ai coniugi di avere rapporti sessuali. Il periodo di carnevale dipende dalla luna che regola la data delle feste mobili, fra le quali la Pasqua Cristiana, la cui data ricorre la prima domenica dopo il plenilunio, cioè la luna piena che segue l’equinozio di primavera, ovvero il 21 marzo momento in cui le ore del buio sono uguali alle ore di luce. Poiché la figura sacerdotale dello Zann, proveniente dal paganesimo, fu vietata in diversi periodi storici del Cristianesimo, per farlo sopravvivere questa figura è stata rilegata alla giornata del carnevale, giorno in cui tutto è ammesso e concesso.
La cosa affascinante è che per secoli gli unici spettatori di questo carnevale, sono stati esclusivamente gli abitanti di Pozza e Umito. Rappresentazioni simili sono sparse in molte parti d’Italia e in tutta Europa, ma purtroppo con l’avvento del turismo di massa si sono adeguate alle esigenze del pubblico e in qualche caso hanno stravolto completamente il significato originale e la valenza storico culturale. La peculiarità di questa valle è rappresentata dalla carenza di infrastrutture moderne e mezzi tecnologici, unita alla presenza di un territorio aspro e roccioso, hanno fatto sì che le risposte mancanti da parte dei suoi abitanti, le hanno ritrovate nei vecchi riti e tradizioni tramandate per via orale. Hanno continuato a vivere come sempre, cercando di avere una protezione divina sia essa pagana o Cristiana, per le poche cose che loro reputavano importanti: la casa, la stalla e la terra.
Tu carnevale, carnevalone
Che fai di tutto un gazzarrone
Per fortuna vieni una volta all’anno
Perché se venissi una volta al mese
Saresti la rovina dei due paesi
Grazie a Radici Senza Terra, per avermi fatto scoprire questo angolo di paradiso incontaminato, (consiglio inoltre la bellissima passeggiata verso “le cascate della Volpara”), che nonostante i danni derivati dagli eventi sismici del 2016, la comunità sopravvive e guarda al futuro con nuova speranza.