Dopo molto tempo di assenza forzato, per via di numerosi impegni, eccomi di nuovo a scrivere e sopratutto fotografare, sicuramente un mezzo di comunicazione ed espressione che più mi riesce facile da esercitare. Questa estate arrivata ormai alla fine dal sopraggiungere dell’autunno fatto di ricordi e dalla pioggia che ne fa da padrona, ho deciso di intraprendere un cammino a piedi e in solitaria partendo da Bologna per arrivare a Firenze, percorrendo 130 km.
L’ispirazione di questo viaggio di cinque giorni immerso nell’Appenino tosto-romagnolo l’ho avuta grazie alla lettura del libro di WuMing 2 “Il Sentiero degli Dei” (Ed. Tascabili Ediciclo 2015). Ma il motivo principale che mi ha spinto a partire e prendermi questo “momento per me stesso” è dovuto alla notte del 24 agosto ore 3.36, quando la terra ha tremato più del dovuto e molte persone hanno perso il sonno e la propria vita. Purtroppo le regioni colpite dal terremoto hanno provocato una ferita profonda e indelebile nella memoria collettiva, troppe volte colpite da eventi in cui la Natura senza il minimo preavviso provoca danni irreparabili e difficile da colmare. Sicuramente il tempo, la perseveranza delle persone che ci vivono e lavorano darannoo un grande contributo a risollevare e far riprendere la quotidianità e l’economia di queste zone, anche perché la bellezze di questi luoghi in cui vivo non devono assolutamente essere dimenticati sia dalle istituzioni, ma anche dalle migliaia di persone che ogni anno visitano i Monti Sibillini e tornano arricchiti dal fascino, dall’accoglienza e dalla bellezza di questi luoghi magici.
Le cinque tappe che consiglio a chiunque volesse intraprendere questo cammino sono state:
1. Bologna (Basilica di San Luca) – Badolo
2. Badolo – Madonna dei Fornelli
3. Madonna dei Fornelli – Monte di Fò
4. Monte di fò – San Piero a Sieve
5. San Piero a Sieve – Firenze
“Nel silenzio conservo l’oro; chi tace da solo e con se stesso riesce ad arrivare a qualcosa, il silenzio penetra sotto la pelle, rasserena il cuore, ammortizza il dolore, riempie la stanza in cui ti trovi, riempie la casa mentre fuori la contemporaneità si affanna, è un velocista, una macchina da corsa, un cane che rincorre la propria coda e non l’afferra mia.” (Jòn Kalman Stefànsson – “Luce d’estate ed è subito notte”)
Spero che chiunque possa prendersi del “tempo per se stesso” e mettersi in cammino a piedi, sia soli che in compagnia.