« L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. »
(Art. 1 della Costituzione Italiana)
Trenta o quaranta anni fa Macerata e i borghi marchigiani pullulavano di botteghe e artigiani, dove si imparava un mestiere, lo si tramandava di generazione in generazione preservando un “sapere” prezioso e vitale. Oltre a far risuonare i rumori e gli echi dovuto al lavoro di martelli, attrezzi, lime, forbici ecc, erano inoltre anche luoghi di ritrovo e di aggregazione, dove ci si scambiavano saluti, battute e si discuteva in maniera libera e disinvolta sulla vita e su temi attuali come la politica. Erano l’anima della città, un legame civile che univa i cittadini attraverso una convivenza stretta, spontanea e forse più genuina.
In questi anni ho cercato di fotografare diversi contesti lavorativi nelle zone del maceratese, che con il tempo e la crisi dei nostri giorni purtroppo tendono a scomparire, a favore invece del vortice del consumismo indiscriminato dei supermercati e dei grandi centri commerciali. In questi spazi definiti “non luoghi” dove migliaia di persone si incrociano senza entrare in relazione sospinti o dal dal desiderio frenetico di consumare o di accelerare le operazioni quotidiane o come porta di accesso a un cambiamento (reale o simbolico). Questi spazi sono il prodotto e rappresentativi della nostra epoca, caratterizzata dalla precarietà assoluta (non solo nel campo lavorativo), dalla provvisorietà, dal transito e dal passaggio al progressivo individualismo solitario. Le persone transitano nei nonluoghi ma nessuno vi abita. Questo ha portato alla distruzione di quelle che erano e sono tutt’ora le nostre tradizioni fondate sui piccoli artigiani e agricoltori, che un tempo furono la forza motrice dell’Italia del dopoguerra. Sicuramente e lo spero vivamente, in un futuro forse non troppo lontano, questi lavori potrebbero essere rivalutati come opportunità lavorative per i giovani e in particolare un patrimonio culturale e intergenerazionale inestimabile, che dobbiamo a tutti i costi preservare per le generazioni future.
Fin da piccolo ero attratto dalla luce delle botteghe, dai profumi e dai colori dei campi coltivati che Nonno mi portava a vedere nei pomeriggi estivi. Sicuramente questo ha contribuito a realizzare questo reportage che con il tempo crescerà e si arricchirà di altre persone che intervisterò e cercherò di fotografare nel loro contesto lavorativo e nelle loro quotidianità, cercando di esprimere l’essenza vera del lavoro. Troverete nella sezione Portfolio la galleria completa con tutte le foto fino ad’ora realizzate, mentre di seguito trovate alcuni scatti che ritraggono alcune persone che vorrei ringraziare in ordine sparso: il calzolaio Giancarlo Bora con la sua bottega in Via Mozzi; la Famiglia Andrenelli, la sarta di Corso Cairoli, un pescatore (n.d.), il “Bottaio” Gattari, Tornilegno dei F.lli Ferranti, la Famiglia Fusari.
Galleria completa: https://www.gentilimarco.com/wordpress/art-1-costituzione-italiana